feb 2009 – apr 2009

Paola Ravasio

Irrequietudine III
2005
Bronzo
21 x 28 x 38 cm

Introspezioni II
2007
Carboncino
44 x 113 cm

Segreto
2007
Bronzo
24 x 22 x 22 cm

Irrequietudine I
2004
Gesso
57 x 30 x 35 cm

….per sempre
2007
Bronzo
28 x 18 x 24 cm

Prolifica
2006
Bronzo
26.5 x 31 x 33 cm

Membrazioni

Il Ciclope Valtellinese ha forse deposto l’ultima pietra sulle opere energumeniche di Paola Ravasio. “I bestioni” tutto istinto e muscoli, introversi, rapaci nelle tre dita che esibivano la loro natura non ancora o non più umana, hanno lasciato spazio a un nuovo più dialettico discorso. Dal narcisismo delle membra al dualismo di forme che permette e promette valori più complessi e risolti, di spazio e di simboli attivati dall’incontro fra antipodi plastici. I turgori ossessivi tipici dell’immaginario della scultrice, artefice di una invidiabile prepotenza fallica, ora si confrontano corpo a corpo con moduli geometrici. Ecco la dialettica novità, dove si dispiega la ricercata alterità tra linea retta e linea curva, spigolo e protuberanza, piano e meandro. Si genera un mondo plastico che vive e prospera di contrasti e di contatti fra elementi eterogenei. Omogenea è la materia, il gesso levigato al massimo, quasi fosse marmo. Come è riuscita la scultrice a liberarsi del rigonfio plasticismo a volumi espansi, troppo umano, a cui ci aveva abituati? Dall’interno del suo mondo espressivo, capace di rinnovarsi e rilanciarsi senza negarsi. All’artista dal linguaggio prorompente mancava un argine, un contraltare, una disciplina. L’ha ritrovata nella geometria solida, dalle linee nette e squadrate, perfette per innesti di organica potenza e invadenza. Questa nuova origine per antitesi sortisce complessi che si vanno liberando dell’anatomia umana verso più nitide morfologie. Le “membrazioni” tipiche della Ravasio affrontano l’avventura dello spazio in una nuova sintassi: il modulo funge da piano-volume di appoggio per l’organismo plastico dalle membra ben tornite e definite, affusolate in più sobrie tensioni.
La vicinanza fisica costringe la forma a una più intensa rivelazione delle sue qualità, in una contrapposizione feconda proprio in quanto dichiara impossibile la fusione dei due mondi. Questa scultura è una ricerca conturbante ma sempre più disciplinata che indaga il problematico rapporto fra le due nature dell’essere umano.

Il raziocinio ospita e bilancia le pulsioni dei sensi, in una lotta che perennemente si alimenta dalla irriducibile antinomia dei duellanti. Il modulo si apre e si inclina per accogliere quelle membra aliene ma umanissime, esasperate, nate per stringere e divergere, annodarsi e ritrovarsi nell’assedio della mente. Le energie della materia, della creta modellata, circolano e corrono verso uno sprofondamento, spariscono e riaffiorano da un’altra parte, si espandono nello spazio come gemme. Il dramma è in atto ma si lascia contemplare come forma. Una formatura del modellato primario, sensuale, intuitivo avviene realmente per ottenere il calco in gesso, che raggela e sublima le membra. Paola Ravasio si deve per ora dedicare al perfezionamento del gesso sacrificando luci e calore. Li ritroverà nel bronzo, esito finale delle sue opere. Con questo ciclo di MembrAzioni, ancora da esplorare in tutte le possibilità ma già coerente e pieno di carattere, è riuscita a liberarsi dall’enfasi dell’androide. Questi lavori dell’ultimo biennio hanno titoli che suggeriscono il magma psicologico e l’archetipo mitologico cui la serie rimanda. Essi rappresentano una felice schizofrenia e costituiscono in certo qual modo l’uscita di Paola Ravasio dalla pubertà espressiva. La presenza del modulo ha fornito rigore e spazialità alla sua innata e introversa esuberanza. Nel disegno a carboncino l’artista conferma la forza virile del suo temperamento evidenziando i nodi plastici e ritmici del suo linguaggio. Sono grandiose visioni di un mondo insieme organico e meccanico, violento e germinale. Anche per le ragguardevoli dimensioni, non semplici studi ma opere autonome di grande efficacia, condotte senza esitazioni. Lo spazio abitato da pulsioni, fecondo, compenetrato, è l’attuale ossessione creativa di Paola Ravasio. Il luogo delle forze in conflitto, della sperimentazione mai fine a se stessa. Se la scultura è l’arte del membrificare, siamo di fronte a una scultrice vera.

Federico Masedu

Biografia

Paola Ravasio nasce a Varese il 19.09.1978. Frequenta il liceo artistico A.Frattini, diplomandosi con il massimo dei voti. Successivamente affina la sua arte presso i laboratori di scultura di Pietra Santa e Carrara. Prosegue e amplia l’attività di scultore nello studio-laboratorio di Pietro Scampini, a Castronno. Attualmente risiede e lavora a Caronno Varesino.

Esposizioni personali

  • 2002 Galleria Spada,Varese
  • 2003 Galleria Cortina, Milano
  • 2003 Galleria Excalibur, Solcio di Lesa
  • 2004 Galleria Credito Valtellinese, Sondrio
  • 2004 Villa Pomini, Castellanza
  • 2005 Palazzo Comunale, Castronno
  • 2005 Sala Veratti Varese
  • 2005 Bottega del Pittore, Arcumeggia
  • 2006 Castello Visconteo, Trezzo sull’Adda
  • 2006 Spazio Zero, Gallarate
  • 2008 Fortezza Castelfranco, Finale Ligure
  • 2008 Galleria Officinaarte, Magliaso

Esposizioni collettive

  • 2003 Laboratorio Hajeck, Milano
  • 2003 Orti di Leonardo, Milano
  • 2004 Galleria Spada, Varese
  • 2004 Galleria Nuova Visione, Gallarate
  • 2004 Villa Menni, Caronno Varesino
  • 2005 Fiera Internazionale d’arte contemporanea ARTOUR-O, Firenze
  • 2005 Premio Ghiggini arte giovani, Varese
  • 2005 Museo d’arte moderna Pagani, Castellanza
  • 2008 Museo Parisi-Valle Maccagno,
  • 2008 Expo-Village, Varese

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