lug 2005 – ott 2005

Elisabetta Diamanti

Addome
Incisione calcografica 5 tir.

Pistilli
2003
Incisione calcografica 5 tir.

Vaso Scultura
2003
Ceramica Raku
diametro 15 cm, altezza 29 cm

Vaso Scultura
Ceramica Raku

Addome
Incisione calcografica 5 tir.

Passaggi San Clemente
Incisione calcografica 6 tir.

Curriculum artistico

Elisabetta Diamanti nasce a Roma dove attualmente vive e lavora. La sua formazione incisoria inizia nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti di Roma con il Prof G. Strazza e presso l’Istituto Nazionale per la Grafica in Roma con una specializzazione nella tecnica di “bulino” con il Prof. J.P. Velly.
Partecipa ai Worksessions di incisione calcografica presso il Centrum voor grafick Frans Masereel – Kasterlee(Belgio) dal 1997. Nell’ambito del programma “SOCRATES” tiene un Workshop di incisione all’Ecole Régional de Beaux Arts de Nantes “la scrittura memoria degli uomini” nell’aprile 1998 e nella primavera del 1999 alla facoltà di Belle Arti di Bilbao presso l’Università dei Paesi Baschi sul tema “frottage, analisi ed applicazioni specifiche su pietra litografica e lastra di metallo”. Nel giugno 2000 svolge un seminario sul tema “Pavimenti cosmateschi della basilica inferiore di Castel S. Elia nella Tuscia” alla facoltà di Belle Arti dell’Università di Granada. Nell’estate 2004 partecipa ad un Atelier collectif alla Cité Internazionale des Arts a Parigi. Ha insegnato Incisione alla Scuola Ornamentale S.Giacomo del Comune di Roma dal 1996 al 2002. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Viterbo Incisione e Stampa dal 1996. Ha esposto in sette mostre personali ed ha partecipato continuativamente alle più importanti esposizioni nazionali ed internazionali di incisione in Polonia, Spagna, Finlandia, USA, Belgio, Francia, Svizzera. Durante l’estate organizza dei seminari di incisione e ceramica raku nel proprio studio di Roma. “… i colori spesso spenti, tenui veli, acquistano solidità nel gesto del graffio, nel segno inciso. Ci si muove tra i due poli della fisicità e della riflessione intellettuale: la dimensione tattile, presente nella rielaborazione di motivi geometrici dei pavimenti cosmateschi, intrisi di tempo nei loro rilievi irregolari, si accompagna alla variabilità combinatoria di elementi fissi di una geometria che è archetipo ritrovato grazie alla riflessione; la stessa geometria sottostà all’ordine rintracciato nella Natura osservata nelle sue forme più adattabili, “specializzate” nella sopravvivenza – l’equiseto e gli insetti – portatori di strutture arcaiche mutate nel loro nucleo essenziale e capaci di adattarsi ai cambiamenti della realtà circostante.
Ritrovare i fili dell’operare artistico di Elisabetta, allora, significa rincorrere il Tempo e la Natura: pavimenti antichi, memori di guerre e preghiere, segnati di passi di uomini ormai inesistenti e tracce del corpo, come su un sudario, negli indumenti intimi, teneri ed antichi dell’infanzia faticosa e dell’età adulta, matura e sessuata; contro una Natura spesso ostile, violentata e perciò violenta, camminano formicolano vivono.
Tutto ci parla della fatica, della sopravvivenza: del tentativo di salvare in noi un nucleo, ostinato, duro a sparire ma portato a nascondersi, memore di un ordine antico e ancora umano, fatto di lacrime, stoffe e sudore, e guidato dagli occhi che osservano, indagano, ascoltano e, generosamente, ridanno, creando un mondo caleidoscopico di forme ingrandite, ripetute, analizzate, minuziosamente, laboriosamente lavorate.”

Stella Tundo

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