ott 2001 – mag 2002

Marino Gabusi

Piccolo frammento azzurro V
2009
olio su tavola
8 x 10 cm

Nell’ombra
2008
olio su tavola
9 x 25 cm

Bianche rive
2008
Olio su tavola
8 x 20 cm

Di là nell’oro VI
2008
olio su tavola
52.2 x 51 cm

Sull’azzurro
2006
olio su tavola
8 x 20 cm

Eterno azzurro
2006
olio su tavola
8 x 34 cm

Curriculum artistico

CSIA Lugano – Diploma Arti Grafiche
Liceo Artistico Varese – Diploma Maturità
Accademia Belle Arti Brera Milano – Diploma facoltà di Pittura ottenuta nella sessione estate autunno dell’anno accademico 1982-1983. Direttori di Accademia Andrea Cascella e prof. Domenico Purificato

Cattedre Professori
1° anno Prof. Domenico Purificato
2° anno Prof. Saverio Terruso
3° e 4° ANNO Prof. Gottardo Ortelli
Tecniche pittoriche Prof. Walter Lazzaro
Decoraz. applicata Prof. Lorenzo Pepe
Storia dell’arte Prof. Gianfranco Bruno
Storia dell’arte italiana Prof. Guido Ballo
Corsi di approfondimento Prof. Raffaele De Grada – Luciano Caramel
Anatomia artistica – Prof. Alberto Simion – Chiara Maddalena
Incisione Prof. Pietro Diana – Luigi Fersini
Pedagogia e didattiche speciali dell’insegnamento Prof. Sanesi

Conclude glii studi con una tesi rivolta all’apprendimento e all’analisi delle opere esposte al Museo di Belle Arti di Villa Ciani a Lugano per il ciclo di Scuola Elementare, con la pubblicazione di un opuscolo distribuito in tutte le sedi SE del Canton Ticino.

Dal 1978 espone regolarmente le sue opere in personali e collettive in Svizzera e all’estero.

Attività svolte
Docente di Educazione Visiva e Educazione Tecnica SME. Ha eseguito decorazioni murali “tromp l’oeil” per enti pubblici e privati. Collabora con lo studio G. Passardi di Lugano nel campo del restauro. Ha fondato nel 1990 il gruppo RECICLARTE. Ha costituito nel 1999 con il Signor Pesenti Ugo responsabile dei laboratori presso l’Istituto Don Orione di Lopagno, l’Atelier sperimentale di Pittura per persone disabili Arte in Libertà. Attualmente alterna la sua attività di Artista Pittore, con l’attività presso il Foyer La Fonte di Neggio.
Dal 1999 è consulente artistico per la Fondazione Extrafid ART di Lugano.

Umanità Ambiente
di Marco Baranzini, Storico e Critico dell’Arte

Universi dentro “tele” luoghi quasi come recinti: è in questi universi e in questi luoghi che le rappresentazioni pittoriche di Gabusi Marino occupano sulla tela uno spazio ben definito, nella loro a volte silente e a volte chiassosa fisicità dove maree di folla si incrociano e si intrecciano, dando l’impressione di essere sempre alla ricerca di un “altrove” rispetto al mondo a cui appartengono. Pur non estranee alla realtà di cui si circondano, trapelano un desiderio oserei dire di fuga e d’evasione in questa ambiguità dei loro stati d’animo. In questo contesto, la deformazione della prospettiva e della figura è uno strumento indispensabile a cui l’artista si affida per mantenere l’equilibrio compositivo, nelle opere Umanità Ambiente troviamo prospettive volutamente falsate e addirittura irreali: si incrociano ombre in diverse direzioni, prospettive contrarie, lo stesso paesaggio non è raffigurato in vari momenti della giornata o in stagioni diverse, ma entro un’unica stagione che include un intero universo. Nella pittura Gabusi, grande importanza riveste oltre al fatto compositivo quello cromatico, nella sua tecnica fatta di varie sovrapposizioni di colori e velature che vanno dalle più svariate tonalità, dai rossi ai gialli ai blu e così via, in queste combinazioni vi si può trovare anche la componente casuale, certe macchie di colore, ad esempio, sono irripetibili perché sono improvvisate e perché derivano da pennellate spontanee. Nella pittura di Gabusi Marino infatti, se nell’impaginazione c’è uno studio ed una ricerca, mi sembra che il colore possa rappresentare il momento liberatorio, l’istinto e l’improvvisazione della sua pittura. Con questi lavori l’artista ci vuole indirizzare in quel micro-mondo emozionale in quel recinto che ognuno di noi si costruisce attorno, con i confini e i limiti che ci imponiamo, con i luoghi in cui riponiamo le nostre cose, “una sorta di cortile dove manteniamo gli oggetti inutili che non vogliamo gettare o il tesoro che vogliamo nascondere”, le nostre memorie, tutto questo fa parte del nostro intimo più profondo, dove questo recinto che ci creiamo attorno è anche protezione, muro invalicabile, barriera, limite, confine, contenitore, un universo che chiaramente non troverete raffigurato sulle tele dell’artista il quale, ci invita però dentro una sorta di percorso individuale nel trovare rifugi oppure scoprire “prigioni” dove ci illudevamo fino a poco tempo fa di essere liberi. Voglio concludere affermando che il quadro per Gabusi, non è il racconto di un momento, la sensazione di uno stato d’animo, o una sequenza di immagini, ma bensì un universo emozionale dove momenti diversi ma conviventi tutti tra loro vanno a confluire in un’unica direzione, trasferendo così su tela il racconto che l’artista ci invita tutti a guardare e percorrere intimamente, anche per trovare o perdere per sempre il nostro recinto esistenziale.

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